Mukashi Mukashi, c’era una volta in Giappone

Cosa significa Mukashi Mukashi è una delle prime cose che racconto nella mia lezione annuale agli studenti del Master di Accademia Drosselmeier- Centro studi di letteratura per ragazzi di Bologna, dove racconto della genesi della letteratura per bambini, del mercato editoriale e dei principali autori. Sulle fiabe non mi soffermo tanto, necessiterebbero di uno studio molto approfondito per la loro complessità e sicuramente di una lezione intera per raccontare il C’era una volta giapponese, tra animali trasformisti, creature spaventose, genitori senza figli che trovano per caso o per fortuna bambini capaci di compiere imprese incredibili.

Per chi si vuole cimentare nella scoperta delle fiabe giapponesi, il volume di riferimento è sicuramente quello di Einaudi. Per i bambini invece, non c’era molto a disposizione fino ad oggi, sicuramente non un grande illustrato che raccogliesse otto fiabe della tradizione ri-raccontate dalla penna di Giusi Quarenghi.

Mukashi Mukashi. C’era una volta in Giappone è uscito come tredicesimo volume della collana Le Immagini della fantasia per l’editore Franco Cosimo Panini in occasione dell’annuale mostra a Sàrmede, di cui vi ho già parlato qui.
 Le fiabe raccolte nell’albo sono raccontate da Giusi Quarenghi in una lingua che recupera la musicalità del giapponese, delle onomatopee e delle ripetizioni, una lingua leggere che si fa leggera con piacere e non è di certo didascalica.
 
Il Jizo con il cappello di paglia – Kotimi
Kotimi vive e lavora a Parigi. Vi ho già parlato di lei per il progetto del Memory Yokai di Else edizioni. La sua china, rielaborata in digitale, accompagna una fiaba sulla compassione e sulla gentilezza ricompensate. Protagonista un Jizo, una tipica statua che anche chi non è andato mai Giappone ha sicuramente visto in qualche film di Hayao Miyazaki. Si tratta di una statua di pietra che rappresenta una divinità di origine buddista. Nella tradizione giapponese è protettrice dei defunti, dei viaggiatori e anche dei bambini, molto spesso infatti ne ha le sembianze e per tradizione viene adornato con piccoli cappucci e bavagli. La scena del mercato iniziale è un omaggio alle stampe giapponesi ottocentesche e ai volti del grande Hokusai nei suoi preziosi manga.
 
La donna gru – Junko Nakamura
Questa illustratrice che amo molto e di cui vi ho parlato diffusamente qui, è anche lei nata a Tokyo e parigina d’adozione.
Qui la vedete in una veste inedita, più pittorica e materica, per illustrare la fiaba più triste, il sacrificio di riconoscenza della donna gru.
La gru, simbolo di prosperità e lunga vita, è alla base di un’antica leggenda. Chi fosse riuscito a creare 1000 gru di carta con la tecnica dell’origami, avrebbe potuto esprimere un desiderio.
Sadako Sasaki, una bambina che dopo essere stata esposta alle radiazioni della bomba atomica a Hiroshima, aveva contratto una letale leucemia, dopo il ricovero in ospedale iniziò la realizzazione di centinaia di gru, utilizzando ogni carta a disposizione, persino le scatole delle medicine.
Potete leggere la sua storia  nel romanzo Il gran sole di Hiroshima di di Karl Bruckner (in Italia pubblicato da Giunti in varie versioni, qui nella copertina secondo me più bella) e in Sadako and the Thousand Paper Cranes di Eleanor Coerr.
 
Momonoko Taro – Philip Giordano

Mamma filippina, papà svizzero, nato in Ligura e ora residente in Giappone. Che viaggio culturale quello del premiatissimo illustratore Philip Giordano. Qui racconta con le sue figure la fiaba forse più conosciuta, quella del bambino nato da una pesca che con l’aiuto delle focacce di miglio più buone di tutto il Giappone e di tre animali aiutanti se ne va nel paese degli Oni, giganti e feroci creature mostruose, per sconfiggerli.


Con un digitale che sembra un tessuto, Giordano crea unici personaggi dalle linee geometriche. Bellissime le gru di linee rette e semicerchi e il gioco dei triangoli in cui Momonoko Taro se ne sta in equilibrio, con il suo ventaglio e la sua spada, sul naso dell’Oni.
 
Kappa vuole una sposa-Valeria Petrone

Illustratrice italiana, formatasi a Londra, con all’attivo tantissimi libri, un intenso lavoro per giornali e riviste e tanti altri progetti. Valeria Petrone qui illustra la storia di Kappa che promette di far il duro lavoro nei campi al posto di un vecchio, in cambio di una delle figlie in sposa. Le figlie sono tre e sarà la più giovane e la più furba e determinata a decidere le sorti della storia.


Lo ammetto, lei non me l’aspettavo fra la rosa degli illustratori, ma ne sono davvero lieta. Con una rielaborazione moderna dell’iconografia giapponese, dai simboli alle trame, le tavole di Valeria sono fra le più belle del volume, anche per il meraviglioso omaggio all’opera di Yayoi Kusama che ritroviamo nelle leggere zucche che mettono in scacco il Kappa.

 
Issunboshi, – Simone Rea
Ha iniziato a disegnare all’età di 3 anni e non ha più smesso, questo illustratore italiano colpisce e delizia in ogni suo lavoro, sia quando usa matite più delicate, sia quando stupisce con i colori più pieni. Nel racconto di Issunboshi ritorna con il suo rosso intenso, qui però non è uno sfondo sui cui si muovono i personaggi, ma un rosso che sembra fluttuare sulla pagina. Issunboshi, il pollicino giapponese ( la cui storia in altra versione abbiamo già ammirato in un albo di Sarbacane qui), viaggia infatti in un mare invisibile dove vediamo solo tre grandi koi, le carpe giapponesi, simbolo di perseveranza.
E con perseveranza arriverà nella capitale del Giappone a bordo della sua ciotola di riso e armato della sua spada, che è solo uno spillo, dimostrerà alla principessa il suo coraggio. Ricordate un altro piccolo personaggio che dimostrava il suo coraggio  armato di uno spillo? Il collegamento è stato gentilmente proposto da mio figlio di 7 anni, scoprite di chi parlo cliccando qui.
 
Il principe della paglia – Susumu Fujimoto
I miei lettori sanno già quanto io ammiri il lavoro di questo illustratore che selezionai anche anni fa per il calendario sulla sicurezza della ditta Coesia. In questa fiaba un bambino compie un viaggio e con tre fasci di paglia e diversi baratti con oggetti apparentemente rovinati, ma inaspettatamente magici, riesce a recuperare quello che gli spetta per nascita. Un digitale unico, che recupera la tradizione giapponese trasformandola in segno moderno dalle linee semplici ma evocative.

Di nuovo qui c’è il rosso al centro della doppia pagina, quello di un albero che accoglie il protagonista e gli uccelli raffigurati sul paravento rotto che si animano mettendosi a cantare. Un’immagine non descritta nelle parole della fiaba, l’immaginazione dell’illustratore che accompagna le parole.
 
Il tanuki e la volte – Satoe Tone
Lei davvero non ha bisogno di presentazioni, ma qui stenterete a riconoscerla. Satoe Tone illustratrice giapponese che ora vive a Milano, Premio SM nel 2013, abbandona le atmosfere magiche e cariche di colore dei suoi lavori e ci racconta la storia del tanuki e della volpe con la rappresentazione della scena finale, quella del corteo del potente signore, dove capiamo che fra i due personaggi, quello più furbo è di certo il tanuki.
una stampa di Kawakabe Kyosai

 

Il monte Fuji si scorge sullo sfondo, i fiori di ciliegio sembrano nuvole, personaggi antropomorfi compongono il corteo ricreando una scena che racconta l’immaginario giapponese delle stampe Ukiyo-e dove i protagonisti erano rane, conigli, topi, gatti ma anche pipistrelli. Ma è nel terreno su cui si svolge la scena, nelle sue tonalità di lilla e rosa, che ricosciamo che si tratta proprio della nostra Satoe.
 
La yamamba non corre più – Mara Cozzolino
Conclude il volume l’omaggio più bello al Giappone illustrato, con le figure realizzate in serigrafia giapponese dalla bravissima Mara Cozzolino. Un brivido corre lungo la schiena mentre leggiamo dell’inseguimento, sulla pagina la silhouette nera dell’albero si staglia contro il blu scuro del cielo notturno, il monte Fuji biancheggia in fondo e yamamba la strega rincorre il protagonista.
 
Completano il volume i risguardi con il glossario dei termini e dei personaggi, per scoprire tante curiosità.

Per un approfondimento sul progetto, con grande piacere e sentiti ringraziamenti a Franco Cosimo Panini, vi propongo una breve intervista a Giulia Calandra Buonaura, editor del libro (e della collana Le Immagini della fantasia)

1- Il libro Mukashi Mukashi nasce dalla collaborazione con con la Fondazione Štěpán Zavřel. Come e quando è nata questa collaborazione?

La collaborazione è nata 13 anni fa da un incontro fortunato tra l’Art Director della Mostra, Monica Monachesi e la casa editrice. Insieme abbiamo costruito il progetto di una collana che raccontasse le fiabe e gli immaginari di vari paesi del mondo, seguendo il tema proposto dalla sezione omonima della mostra.
Il primo albo illustrato, che ha dato l’avvio alla collana, è stato “Le mille e una storia di Oriente” sulle fiabe d’Oriente, appunto, raccontate dalla penna di  Luigi dal Cin, noto autore per bambini che ha firmato anche i successivi undici titoli della collana.
Il tredicesimo titolo, quello di quest’anno, è particolarmente significativo perché propone una svolta nello sviluppo della collana: abbiamo sentito la necessità di rinnovare la nostra proposta, studiando un nuovo formato, che desse ancora più “respiro” alle illustrazioni e una grafica moderna e accattivante. 
Persino lo stile narrativo è stato rinnovato, e la riscrittura dei testi è stata affidata a Giusi Quarenghi, già autrice di diversi titoli del nostro catalogo, che ha riproposto racconti pieni di ritmo e sonorità.

2- Le tavole del libro sono le stesse in mostra a Sàrmede per questa 35 edizione. Come sono stati scelti gli illustratori? Vengono prima selezionati per la mostra e poi realizzano le tavole che accompagnano il libro in uscita? O viceversa? 
Come si è decisa in tutti i casi la scelta di quali illustratori giapponesi e italiani?

Le tavole che compaiono nel libro saranno esposte in mostra nella sezione tematica Mukashi Muakshi, C’era una volta in Giappone, che è anche il titolo del nostro libro. La sezione ospiterà la copertina e le 20 tavole del libro che raccontano 8 fiabe della tradizione giapponese, realizzate da 4 illustratori italiani e 4 illustratori giapponesi.
Gli illustratori sono selezionati da Monica Monachesi, art director del collana e della mostra. Normalmente vengono scelti quattro illustratori italiani e quattro illustratori del paese di cui si racconta l’immaginario (il Giappone, in questo caso).
All’Ospite d’Onore della mostra, cioè l’illustratore a cui è dedicata una sezione personale, oltre a una delle fiabe dell’interno, vengono affidati anche la copertina del libro e le belle illustrazioni dei risguardi.
Quest’anno l’Ospite d’Onore che ha arricchito il libro con le sue preziosi illustrazioni è Philip Giordano, un illustratore italiano che attualmente vive in Giappone. I suoi libri illustrati sono stati tradotti in tutto il mondo e ha collaborato con riviste, musei e case editrici di fama internazionale.
Gli altri illustratori coinvolti nel progetto, che hanno saputo reinterpretare le fiabe con grande maestria, sono: Susumu Fujimoto, Kotimi, Junko Nakamura, Satoe Tone, Mara Cozzolino, Simone Rea e Valeria Petrone.

3- Le fiabe di Mukashi Mukashi sono state riscritte dall’abile penna di Giusi Quarenghi, come è stata effettuata la scelta delle fiabe da inserire?

Le fiabe sono state selezionate con l’aiuto della professoressa Maria Teresa Orsi, ex docente dell’Università della Sapienza di Roma, specializzata in Lingua e Letteratura giapponese, con l’intento di scegliere le fiabe più significative della tradizione Giapponese, che fornissero però anche una buona varietà di temi, contenuti, ambientazioni e personaggi, accattivanti per i lettori del nostro target di riferimento, cioè i bambini dai 6 anni in su.

4- Infine un tuo commento sul volume

Ritengo che questa collana sia uno dei “fiori all’occhiello” del nostro catalogo, sia per la bellezza e la preziosità delle illustrazioni che propone, permettendoci di collaborare con una realtà nota e prestigiosa come la Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia di Sarmede, sia perché ci fornisce l’occasione per parlare ai bambini di culture “altre” ma “vicine” in una società sempre più multiculturale come quella di oggi.
In quest’ottica va interpretato anche il gioco proposto nei risguardi del libro: un glossario fantastico e giocoso che introduce i bambini ai personaggi, animali e oggetti tipici dell’immaginario del Giappone.

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